Le maschere tradizionali

La tradizione del Rumita
Il Rumita (eremita) è un uomo vegetale completamente ricoperto da foglie di edera, albero vagante, maschera silente che l’ultima domenica prima del martedì grasso gira tra le strade del paese strusciando il fruscio (un bastone con all’apice un ramo di pungitopo) sulle porte delle case. E’ il suo modo di bussare. Chi riceve la visita del Rumita rispetta il suo silenzio e in cambio di un buon auspicio dona qualcosa (fino a qualche anno fa generi alimentari, ora pochi spicci). Nel corso dei decenni le interpretazioni che le varie generazioni hanno dato a questa figura misteriosa sono cambiate. Chi l’ha visto prima della seconda guerra mondiale racconta che “u rumita” era uno spirito francescano, un eremita appunto, una persona che viveva ai margine del paese e che dopo un inverno rigido usciva dai boschi per fare la carità. In seguito, le vicende dell’emigrazione hanno accostato questa figura al satrianese che non ha avuto né la voglia né la possibilità di lasciare la Basilicata e che rimasto in una situazione di assoluta indigenza girava per le strade del paese e delle contrade, vestito di edera per rimanere anonimo, alla ricerca di qualcosa da mangiare per affrontare con forza e vigore la primavera. Ora c’è la nuova interpretazione. I giovani satrianesi hanno intenzione di utilizzare il Rumita per lanciare un messaggio ecologista universale che è un rovesciamento dei valori, una rivoluzione copernicana: ristabilire un rapporto antico con la Terra per rispettare gli uomini e le donne che la abiteranno in futuro. Nel 2014, prendendo spunto dalla scena finale della cine-installazione “Alberi” di Michelangelo Frammartino, è stata introdotta la Foresta che cammina composta da 131 Rumita, simbolicamente uno per ogni paese della Basilicata. Chiunque voglia farsi portavoce del messaggio ecologista del Rumita può partecipare e indossare la maschera tradizionale. Grazie a questa innovazione della tradizione, il Carnevale di Satriano ha recuperato una valenza simbolica contemporanea mentre la maschera del Rumita ha di nuovo una valenza funzionale.

L’Urs (orso) 
Anche l’interpretazione e la simbologia sull’Urs è cambiata nel corso degli anni. La maschera dell’Urs veniva utilizzata per vendicarsi di un torto subito. Il giorno del Carnevale indossate le pelli e divenuto anonimo, il satrianese poteva restituire un torto subito e in questo modo risolvere i conflitti sociali. Nel secondo dopoguerra, come per il Rumita, la figura è stata associata al fenomeno dell’emigrazione e secondo questa interpretazione rappresenterebbe l’emigrante satrianese di ritorno che arricchitosi all’estero si vestiva di pelli di pecora o capra, in contrapposizione al Rumita, il satrianese rimasto nella sua terra, che si vestiva di sole foglie, e in maniera spavalda e senza ritegno girava tra le case del paese entrando di forza e comportandosi da padrone delle cose altrui. L’Urs quindi era la presa in giro dell’emigrante di ritorno. Questa contrapposizione tra le due maschere c’è solo a livello concettuale perchè nella realtà non si scontrano mai, sono separate. Negli ultimi anni girano tra le strade del paese più Urs insieme, non uno solo, capitanati da un pastore capo orso. Nel 2020 è tornato a comparire un Urs molto più grande degli altri, vestito in maniera più curata, che ha fatto da catalizzatore. Nel Carnevale contemporaneo ci si veste da Urs soprattutto per una valenza identitaria.

Il capo orso
Come detto la tradizione è in continua evoluzione. Negli ultimi anni una nuova maschera è diventata centrale nel Carnevale di Satriano: si tratta del pastore capo orso, un personaggio che tiene le redini di tutti gli orsi e li conduce in giro per le strade del paese.

La Quaresima
La Quaresima è una donna vestita di nero con un smorfia rossa disegnata dalla bocca fino alle sguance. E’ interpretata anche da maschi. Con una bella filastrocca piange la fine del Carnevale imminente e porta in testa una culla dove, dicono le queresime, all’interno c’è un nascituro concepito durante il periodo di Carnevale e di cui non si conosce il padre. Se vi fermate a chiedere alle quaresime che cosa rappresenta la maschera che interpretano ognuno vi risponderà qualcosa di diverso, “è il carnevale bellezza”. L’altra intepretazione più diffusa è che in testa non portano una culla ma un tavuto (una bara) e dentro c’è il carnevale morto (martedì grasso) e quindi piange la fine della fine del periodo di carnevale. Anche la quaresima viene indossata per una valenza identitaria.

Carri ecologici e gruppi a tema
Il sabato prende vita il carnevale allegorico con i carri ecologici non motorizzati e gruppi a tema che sfilano insieme alle maschere tradizionali.

Folletti e follette
Da quando è stata introdotta la Foresta che cammina, abbiamo sempre invitato i nostri ospiti a partecipare attivamente travestendosi da abitanti del bosco. E’ così che spontaneamente è nata la maschera più recente.

I musicisti spontanei
Durante i giorni di carnevale le strade di Satriano sono invase da musicisti spontanei che accompagnano le maschere e partecipano alle sfilate suonando musica tradizionale.

La compagnia della Varroccia
Con i cavalli e i carri della Compagnia della Varroccia di Pignola viene trasportato in maniera ecologico il vino durante le sfilate.